Referendum dell’8 e 9 giugno
Lavoro e cittadinanza: i 5 quesiti più discussi del 2025 di Alice Gariglio
Nelle ultime settimane i referendum su lavoro e cittadinanza dell'8 e 9 giugno hanno dominato sulle altre notizie in tutti i telegiornali. O almeno così avrebbe dovuto essere, ma non è stato.
Tante le polemiche a riguardo, legittime perché più di tutte le altre la televisione di Stato avrebbe dovuto informare per garantire un voto consapevole, unite a quelle sulla dichiarazione della premier Meloni avvenuta in occasione della Festa della Repubblica. "Vado a votare e non ritiro la scheda", queste le parole della presidente del Consiglio: così come il ministro degli Esteri Tajani e il presidente del Senato Ignazio Benito La Russa avevano invitato all'astensionismo, anche la premier ha voluto palesare il proprio auspicio che non sia raggiunto il quorum, e cioè il quoziente dei voti espressi necessario affinché un'elezione sia valida (50% più uno degli aventi diritto).
I cinque referendum sono abrogativi, e attraverso essi i cittadini possono dunque chiedere l'abrogazione totale o parziale di leggi attualmente in vigore.
I primi quattro quesiti riguardano il Jobs Act, la riforma del mercato del lavoro italiano del 2014. Il primo suggerisce l'abrogazione di una norma che stabilisce che nelle imprese con più di 15 dipendenti e per coloro che sono stati assunti dopo il 7 marzo 2015, in caso di licenziamento illegittimo, non sia previsto il reintegro nel posto di lavoro.
Il secondo propone l'abolizione delle norme che fissano un tetto di sei mensilità per l'indennizzo in caso di licenziamento illegittimo dei lavoratori delle piccole imprese (fino a 15 dipendenti) e di quattordici mensilità per chi lavora nelle aziende con non più di 60 addetti ma suddivisi in unità produttive con massimo 15 dipendenti.
In caso di vittoria del sì per il terzo quesito, anche per i contratti a termine inferiori a 12 mesi le aziende dovranno fin dal primo giorno indicare le causali.
Il quarto propone che la responsabilità sulla sicurezza sul lavoro si estenda all'imprenditore committente anche per «rischi specifici».
Infine il quinto quesito riguarda la cittadinanza italiana: il tempo minimo richiesto si dimezzerebbe e lo straniero che risiede legalmente in Italia senza interruzioni da almeno 5 anni potrebbe richiedere la cittadinanza italiana, come avveniva prima del 1992. Restano intatti gli altri requisiti (aver superato la prova di lingua italiana; essere in possesso di un reddito non inferiore all'importo annuo del reddito necessario per essere esenti dal ticket sanitario, di circa 8.200 euro; non avere condanne per reati medio-gravi; aver pagato le imposte dovute negli anni precedenti; disporre di una situazione che non crei pericolo per l'ordine pubblico e la sicurezza dello Stato).
Dal 1946 a oggi si sono svolti 78 referendum nazionali, attraverso cui l'Italia è diventata una Repubblica e ha mantenuto i diritti al divorzio e all'aborto. Secondo la stessa Costituzione, il referendum è un'espressione di democrazia diretta in cui i cittadini votano direttamente per abrogare una norma, anziché delegare completamente questa decisione ai rappresentanti politici. Un diritto, quello di voto, che è stato conquistato nel tempo, e che va esercitato senza rimanere indifferenti per poterne acquisire ancora.